Assegno di divorzio: in questi casi sarà la donna a dover dare soldi all’uomo

La legge italiana non fa distinzione di genere. In merito al divorzio, l’assegno può sempre essere riconosciuto al coniuge economicamente più debole. Tradotto: capita spesso che i soldi finiscano all’uomo.

Nel 2018 una sentenza delle Sezioni Unite della Cassazione (la n. 18287/2018) ha superato il vecchio principio del tenore di vita matrimoniale. Oggi, la giurisprudenza cerca di seguire un approccio un po’ più articolato e più equo. Di base, i giudici sono tenuti più a considerare esclusivamente la differenza di reddito. Per stabilire l’ammontare dell’assegno di divorzio, o assegno divorzile, si studiano le condizioni economiche di entrambi i coniugi e le ragioni della separazione.

Donna con le gambe accavallate che si toglie la fede dal dito
Assegno di divorzio: in questi casi sarà la donna a dover dare soldi all’uomo – triploguaio.it

Si valuta anche il contributo personale ed economico dato da ciascuno alla famiglia e lo storico della formazione del patrimonio comune o individuale. Pesa molto poi anche l’eventuale convivenza con un nuovo partner. Se l’ex moglie convive ora con un nuovo compagno che non ha problemi economici, l’assegno non ha ragione di essere. E se c’era come diritto può anche decadere.

L’assegno divorzile non è mai stato automatico e non va dunque confuso con l’assegno di mantenimento che è obbligatorio e scatta con l’eventuale presenza di figli. L’assegno di divorzio, cioè spettante al più fragile dei due ex, va richiesto e dimostrato con prove concrete. Ed è sempre possibile ricorrere o chiedere una revisione qualora le condizioni economiche cambiano. In alcuni casi, si può anche chiedere un assegno una tantum, ovvero un versamento unico che chiude ogni obbligo futuro.

Assegno del divorzio, come sono cambiati i criteri per la concessione da parte del giudice

L’Italia è un Paese dove la differenza di genere è ancora percepibile a livello economico. In tante famiglie, l’uomo lavora e la donna si occupa della casa e della prole. Ecco perché si è ancora abituati a pensare all’assegno divorzile come un diritto della parte femminile della coppia. Non è così, ovviamente. La donna può essere tenuta a pagare l’assegno divorzile all’ex marito in presenza di una disparità economica importante. Per esempio se l’uomo ha un reddito assai inferiore rispetto alla donna e, da solo, non riesce a mantenere un tenore di vita dignitoso.

Una coppia dinanzi al giudice per un divorzio
Assegno del divorzio, come sono cambiati i criteri per la concessione da parte del giudice – triploguaio.it

Poi c’è la questione del contributo alla famiglia. Se l’ex marito riesce a dimostrare di aver rinunciato a delle opportunità lavorative o di aver sacrificato la propria carriera per dedicarsi alla famiglia (per esempio per occuparsi dei figli e della casa), probabilmente avrà diritto all’assegno. Conta infine anche la durata del matrimonio. Di solito, più lungo è stato il matrimonio, maggiore è la possibilità che venga riconosciuto l’assegno divorzile.

E oggi ha molta importanza anche l’impossibilità oggettiva di lavorare. L’ex partner, sia uomo che donna, deve comunque provare a vivere autonomamente e a guadagnare. E l’assegno ha senso se per età, salute o altri fattori oggettivi, non può intraprendere una professione o guadagnare a sufficienza per campare.

Per la giurisprudenza, l’assegno di divorzio ha tre funzioni di base. Quella assistenziale. Per garantisce un sostegno al coniuge che non ha mezzi sufficienti per vivere dignitosamente. Quella compensativa. Per riconoscere i sacrifici professionali e le rinunce fatte per la famiglia. E quella perequativa. Per riequilibrare le condizioni economiche tra i coniugi, tenendo conto del contributo non economico. In pratica, oggi i coniugi riconosce il diritto al coniuge più debole non per ciò che aveva e non ha più, ma per ciò che ha dato alla coppia prima del divorzio.

Gestione cookie